
Al giorno d’oggi non si conoscono ancora con precisione le cause dell’autismo, anche se la ricerca scientifica ha fatto notevoli progressi. Si ritiene che alla base vi siano alterazioni nei neuroni e nelle loro connessioni, per cui il cervello delle persone autistiche risulta strutturato in modo diverso rispetto a quello delle persone neurotipiche. È ormai dimostrato che l’autismo non deriva da errori educativi o da problemi familiari, né da fattori esterni successivi alla nascita come vaccinazioni, alimentazione, sostanze tossiche o modalità di interazione con i genitori. I bambini autistici nascono con queste caratteristiche, e i genitori non hanno alcuna colpa o responsabilità.
Caratteristiche e sintomi dell’autismo
Il DSM-5, principale manuale diagnostico dell’American Psychiatric Association, definisce i disturbi dello spettro autistico come condizioni che comportano gravi difficoltà in due aree fondamentali dello sviluppo: la comunicazione e l’interazione sociale da un lato, e gli interessi e le attività dall’altro.
Per quanto riguarda la comunicazione e le relazioni sociali, le persone autistiche tendono spesso a preferire la solitudine e, quando interagiscono, possono evitare il contatto visivo e non usare le espressioni facciali per stabilire rapporti con gli altri. Hanno difficoltà a comprendere i pensieri, le emozioni e le intenzioni altrui, e faticano a entrare in sintonia con chi le circonda. Inoltre, possono non sapere quando intervenire in una conversazione o riconoscere parole o toni inappropriati, il che può farle apparire strane o eccentriche agli occhi degli altri, portando talvolta a situazioni di isolamento sociale.

Una mente neuro-divergente

Il profilo cognitivo delle persone autistiche risulta spesso non uniforme, poiché possono mostrare abilità ridotte in certi ambiti e capacità più sviluppate talvolta straordinarie in altri: queste particolari eccellenze vengono chiamate “isole di abilità”.
Le persone autistiche percepiscono, interpretano e reagiscono agli stimoli provenienti dall’ambiente in maniera diversa rispetto a quanto avviene nella maggior parte delle persone.
Le abilità visive.
Fin dagli anni Novanta numerosi studi hanno mostrato che le persone autistiche tendono a elaborare con maggiore facilità le informazioni di tipo visivo. Questa caratteristica, chiamata “pensiero visivo”, si differenzia dal pensiero verbale, che si basa principalmente sull’uso delle parole. A questo proposito, Temple Grandin afferma che «uno dei grandi misteri dell’autismo è la notevole capacità di molte persone autistiche di eccellere nelle competenze visuo-spaziali, mentre mostrano risultati molto più deboli in quelle verbali».

Fragilità nelle funzioni esecutive.

Di recente si è ipotizzato che l’autismo sia legato a una difficoltà più ampia nei meccanismi che regolano il controllo e la pianificazione del comportamento, riconducibile a un possibile deficit delle “funzioni esecutive”. Tale compromissione si manifesta con problemi nel cambiare l’attenzione in modo flessibile, nel gestire le priorità, e nel risolvere i problemi seguendo un piano ragionato e strategico, capace di valutare le alternative e le risorse disponibili, controllare i risultati e, se necessario, modificare le proprie strategie.
Il deficit di coerenza centrale.
Va inoltre considerato che le persone autistiche, a differenza della maggior parte delle persone neurotipiche, non traggono particolare beneficio dal raggruppare le informazioni in categorie per ricordarle meglio. Questo aspetto è riconducibile al cosiddetto “deficit di coerenza centrale”, ovvero una difficoltà nel collegare e integrare diversi elementi per costruire un significato complessivo o una visione d’insieme. Tale difficoltà sembra derivare da una forte attenzione ai dettagli, che ostacola la percezione globale delle informazioni.
La teoria del deficit di coerenza centrale può anche aiutare a spiegare alcuni tratti tipici dell’autismo, come i comportamenti ripetitivi, le abilità eccezionali in ambiti specifici (“isole di abilità”) e gli interessi ristretti. I comportamenti ripetitivi, in particolare, possono essere interpretati come frammenti di azioni più complesse, ripetuti in modo automatico e fuori contesto, a causa della mancanza di un adeguato controllo che li inibisca.

La teoria della mente.

Molte delle difficoltà comunicative e sociali tipiche dell’autismo sembrano dipendere da un deficit della “teoria della mente”, ossia da una limitata capacità di comprendere gli stati mentali propri e altrui – come pensieri, opinioni, emozioni e intenzioni – e di usare queste informazioni per interpretare il comportamento delle persone, prevederne le azioni e capire le loro aspettative.
Le persone autistiche spesso faticano a riconoscere e interpretare i propri stati mentali e quelli degli altri, e di conseguenza può avere difficoltà a comprendere ciò che accade intorno a sé. Questo deficit si manifesta attraverso la mancanza di attenzione condivisa, la difficoltà nella comunicazione intenzionale e la scarsa capacità di imitazione.
(fonte: Tratto dall’introduzione di Autismo cosa fare e cosa non fare – scuola primaria guida RAPIDA per gli insegnanti – di Marco Pontis; edizioni Ercickson )