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Cause dell’autismo

  • Novembre 4, 2025


Al giorno d’oggi non si conoscono ancora con precisione le cause dell’autismo, anche se la ricerca scientifica ha fatto notevoli progressi. Si ritiene che alla base vi siano alterazioni nei neuroni e nelle loro connessioni, per cui il cervello delle persone autistiche risulta strutturato in modo diverso rispetto a quello delle persone neurotipiche. È ormai dimostrato che l’autismo non deriva da errori educativi o da problemi familiari, né da fattori esterni successivi alla nascita come vaccinazioni, alimentazione, sostanze tossiche o modalità di interazione con i genitori. I bambini autistici nascono con queste caratteristiche, e i genitori non hanno alcuna colpa o responsabilità.


Caratteristiche e sintomi dell’autismo

Il DSM-5, principale manuale diagnostico dell’American Psychiatric Association, definisce i disturbi dello spettro autistico come condizioni che comportano gravi difficoltà in due aree fondamentali dello sviluppo: la comunicazione e l’interazione sociale da un lato, e gli interessi e le attività dall’altro.

Per quanto riguarda la comunicazione e le relazioni sociali, le persone autistiche tendono spesso a preferire la solitudine e, quando interagiscono, possono evitare il contatto visivo e non usare le espressioni facciali per stabilire rapporti con gli altri. Hanno difficoltà a comprendere i pensieri, le emozioni e le intenzioni altrui, e faticano a entrare in sintonia con chi le circonda. Inoltre, possono non sapere quando intervenire in una conversazione o riconoscere parole o toni inappropriati, il che può farle apparire strane o eccentriche agli occhi degli altri, portando talvolta a situazioni di isolamento sociale.

Una mente neuro-divergente

Il profilo cognitivo delle persone autistiche risulta spesso non uniforme, poiché possono mostrare abilità ridotte in certi ambiti e capacità più sviluppate talvolta straordinarie in altri: queste particolari eccellenze vengono chiamate “isole di abilità”.
Le persone autistiche percepiscono, interpretano e reagiscono agli stimoli provenienti dall’ambiente in maniera diversa rispetto a quanto avviene nella maggior parte delle persone.

Le abilità visive.


Fin dagli anni Novanta numerosi studi hanno mostrato che le persone autistiche tendono a elaborare con maggiore facilità le informazioni di tipo visivo. Questa caratteristica, chiamata “pensiero visivo”, si differenzia dal pensiero verbale, che si basa principalmente sull’uso delle parole. A questo proposito, Temple Grandin afferma che «uno dei grandi misteri dell’autismo è la notevole capacità di molte persone autistiche di eccellere nelle competenze visuo-spaziali, mentre mostrano risultati molto più deboli in quelle verbali».

Fragilità nelle funzioni esecutive.


Di recente si è ipotizzato che l’autismo sia legato a una difficoltà più ampia nei meccanismi che regolano il controllo e la pianificazione del comportamento, riconducibile a un possibile deficit delle “funzioni esecutive”. Tale compromissione si manifesta con problemi nel cambiare l’attenzione in modo flessibile, nel gestire le priorità, e nel risolvere i problemi seguendo un piano ragionato e strategico, capace di valutare le alternative e le risorse disponibili, controllare i risultati e, se necessario, modificare le proprie strategie.

Il deficit di coerenza centrale.

Va inoltre considerato che le persone autistiche, a differenza della maggior parte delle persone neurotipiche, non traggono particolare beneficio dal raggruppare le informazioni in categorie per ricordarle meglio. Questo aspetto è riconducibile al cosiddetto “deficit di coerenza centrale”, ovvero una difficoltà nel collegare e integrare diversi elementi per costruire un significato complessivo o una visione d’insieme. Tale difficoltà sembra derivare da una forte attenzione ai dettagli, che ostacola la percezione globale delle informazioni.
La teoria del deficit di coerenza centrale può anche aiutare a spiegare alcuni tratti tipici dell’autismo, come i comportamenti ripetitivi, le abilità eccezionali in ambiti specifici (“isole di abilità”) e gli interessi ristretti. I comportamenti ripetitivi, in particolare, possono essere interpretati come frammenti di azioni più complesse, ripetuti in modo automatico e fuori contesto, a causa della mancanza di un adeguato controllo che li inibisca.

La teoria della mente.

Molte delle difficoltà comunicative e sociali tipiche dell’autismo sembrano dipendere da un deficit della “teoria della mente”, ossia da una limitata capacità di comprendere gli stati mentali propri e altrui – come pensieri, opinioni, emozioni e intenzioni – e di usare queste informazioni per interpretare il comportamento delle persone, prevederne le azioni e capire le loro aspettative.
Le persone autistiche spesso faticano a riconoscere e interpretare i propri stati mentali e quelli degli altri, e di conseguenza può avere difficoltà a comprendere ciò che accade intorno a sé. Questo deficit si manifesta attraverso la mancanza di attenzione condivisa, la difficoltà nella comunicazione intenzionale e la scarsa capacità di imitazione.

(fonte: Tratto dall’introduzione di Autismo cosa fare e cosa non fare – scuola primaria guida RAPIDA per gli insegnanti – di Marco Pontis; edizioni Ercickson )

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