
Vivere senza riconoscere i segnali che il corpo ci manda rispetto al nostro stato emotivo può causare problemi in vari ambiti della vita, fino a contribuire allo sviluppo di specifici disturbi psicopatologici, quali ansia generalizzata, disturbo ossessivo compulsivo, disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, uso di sostanze e depressione.
La maggior parte delle persone, anche se in misura diversa da individuo a individuo, è più o meno consapevole delle proprie sensazioni fisiche, come il battito cardiaco, il ritmo respiratorio, la tensione muscolare, la sudorazione ecc. Di conseguenza, sa attribuire delle “etichette” all’insieme delle sensazioni fisiche che avverte in un dato momento (emozione) come, ad esempio, essere teso o rilassato, annoiato o divertito, felice o triste. Queste etichette sono la “corticalizzazione” delle nostre emozioni: ciò che viene definito con il termine di sentimento, ossia la riflessione consapevole delle nostre sensazioni corporee.
Saper riconoscere e gestire le emozioni
Per saper gestire un’emozione è necessario prima saperla riconoscere nel nostro corpo, possibilmente quando è ancora a un basso livello di intensità, e poi darle un nome, in modo da poter collegare quella sensazione alle strategie di coping adeguate.
Lo scopo principale dell’Educazione Cognitivo Affettiva è quello di facilitare il ricorso alla Cassetta degli attrezzi emotiva (l’insieme delle strategie di coping), prima che l’energia emotiva raggiunga livelli così elevati da inibire le funzioni esecutive del nostro cervello e compromettere di conseguenza la capacità di regolare il nostro comportamento. Quando la regolazione fallisce e le emozioni vanno “fuori controllo”, si possono avere esplosioni comportamentali – come nei meltdown – o uno “spegnimento del sistema” – come nello shutdown.

Le persone autistiche e le emozioni

Parlare di emozioni non è immediatamente intuitivo per la maggior parte delle persone Asperger. Infatti, la maggior parte di queste persone, oltre alle caratteristiche dello spettro autistico, presenta anche l’alessitimia (dal greco a-: mancanza, lexis: parola e thymos: emozione, letteralmente non avere le parole per le emozioni).
In molte persone autistice, il rapporto con le emozioni è ulteriormente complicato dalla presenza di comportamenti non verbali incongruenti rispetto all’emozione che stanno vivendo. Scarsa espressività facciale, una prosodia poco modulata e una ridotta gestualità possono rendere difficile per gli altri comprendere cosa sta vivendo la persona e, di riflesso, aumentare la confusione per la stessa persona Asperger.
Le emozioni e la neurodivergenza
Nella neurodivgenza è spesso presente una disconnessione tra la mente e il corpo che diventa fonte di incomprensione o di giudizi negativi nei confronti delle persone che la vivono e che spesso non vedono riconosciute la loro sofferenza e le loro emozioni. Critiche continue come «Sembra che non te ne importi mai nulla, come se non provassi mai emozioni!» oppure «Che esagerazione, hai fatto una scenata per nulla!», il misconoscimento delle proprie emozioni e la solitudine, a lungo andare, possono essere cause di depressione.

Cause di depressione nelle persone autistiche

Una delle principali cause di depressione nelle persone Asperger sia l’elevato dispendio di energie mentali. La socializzazione, l’analisi costante del proprio comportamento sociale con le relative autocritiche a posteriori rispetto ai frequenti errori commessi, insieme allo sforzo di apparire come gli altri, comportano un esaurimento delle risorse mentali ed emotive. Di conseguenza, l’alta incidenza del disturbo bipolare e della distimia, in queste persone, è da ricercare non solo nei comuni fattori biologici, ma anche nel continuo ciclo dello stress, che porta al periodico esaurimento energetico.
Le persone autistiche come “spugne” emotive
Le persone Asperger possono essere delle “spugne” emotive rispetto alla sofferenza, all’ansia e alla rabbia altrui. Questo forte distress empatico, un’intensa empatia affettiva non mediata dalla capacità cognitiva di distanziarsi e fare fronte al dolore altrui, contribuisce alla depressione. Molte persone autistiche, impotenti di fronte alla sofferenza, percepiscono come uniche possibilità quelle di subirla passivamente, reagire con rabbia o ritirarsi dal mondo.

( fonte: testo di Davide Moscone tratto da Presentazione dell’edizione Italiana del libro Sconfiggere la depressione nello Spettro Autistico – T. Attwood e M. Garnett – Edra 2018 )